di Giorgio De Martino
Ferite
A vederla da lontano, è quella di sempre. Imponente, in cima a un’altura che si alza sui campi e sui boschi, con i suoi profili di campanili, i porticati, i belvedere, con i suoi colori morbidi di cotto e di pietra, Camerino non si direbbe essere stata ferita. Sembra esprimere ancora il suo predominio orografico e intellettuale – acquisito in molti secoli di civiltà e di bellezza – mentre domina un panneggio fatto di soffici colline. È la nobile città che mille anni fa era già fiorente e indipendente, è il centro culturale che da sette secoli è prestigiosa sede universitaria, è uno dei gioielli delle Marche e del centro Italia.
Poi però, avvicinandone i contorni, ecco i primi container ad uso esercizi commerciali o amministrativi, ecco i prefabbricati dove i camerti hanno dovuto reinventare una loro quotidianità, ai piedi di quelle che erano le loro case, le loro strade, tuttora il più delle volte transennate.
Camerino porta il peso di un’ingombrante investitura: è capitale del “cratere nel cratere”. Il centro storico, parzialmente inaccessibile, mostra ovunque suture d’acciaio e dolorosi corsetti che imbragano chiese e case, che sorreggono muri crepati. Le ferite ci sono ancora, a Camerino. E ancor più gravi e profonde sono quelle che non si vedono, quelle portate con dignità dagli abitanti, a quattro anni da quel terremoto che ha sottratto loro la quotidianità, i punti di riferimento, i beni e la maggior parte delle certezze.
Quella nebbia che – la mattina del 26 ottobre 2016 – rendeva surreale lo scenario della cittadina lesionata dalla prima di molte scosse, quella nebbia sembra tutt’oggi continui a rendere scontornata e indeterminata una tanto dichiarata, promessa, programmata ricostruzione, che stenta a prendere quota.
Eppure, nonostante tutto, la gente di queste colline non si dà per vinta. Viceversa si è rimboccata le maniche fin dal primo giorno. E torna alla mente un ritratto (che viene spesso citato, perché corrisponde al vero), a firma di Carlo Antognini. Il quale cinquant’anni fa parlava delle sue Marche, come di una «regione di laboriosa e virile solitudine, abitata da gente avvezza a fare i conti con se stessa (…), un popolo che la pratica quotidiana del mare e dei campi ha reso taciturno, appartato, schivo alle facili aperture, e tuttavia più incline alla malinconia che alla tristezza, più all’interrogazione che all’angoscia».
Il prato
La mattina del 1° ottobre 2020, dopo 148 giorni di lavori, ciò che la “nuvola” architettonica di pannelli bianchi forati contiene, smette d’essere cantiere e diventa fucina (d’arte, di suoni, di competenze e di futuro). L’accademia della musica di Camerino, col suo skyline innovativo e armonizzato con l’ambiente circostante, realizzata grazie ai fondi e alla supervisione della Andrea Bocelli Foundation, si appresta ad un varo all’altezza della sua bellezza.
Ben altre nuvole, nei cieli autunnali del maceratese, sovrintendono minacciosamente la scena. A loro, l’arbitrio di rovinare la festa, giacché per motivi di sicurezza sanitaria la cerimonia si svolgerà integralmente a cielo aperto: un po’ sul piazzale antistante alla costruzione e un po’ nel non lontano spazio allestito dal Comune e collegato all’evento da un maxischermo.
Nessuna goccia, però, bagnerà l’inaugurazione del rinnovato cuore musicale di Camerino, che pulsa nella zona del recente polo universitario, e la pioggia resterà appesa al cielo turbato (e clemente) di questo inizio d’autunno.
Veronica e Andrea sono attesi all’ingresso principale, laddove tra fuori e dentro una parete di cristallo filtra l’intitolazione della struttura al tenore marchigiano Franco Corelli (che di Bocelli è stato amatissimo maestro e amico). Ma appena scesi dall’automobile, marito e moglie non prendono il vialetto declinante che si fa strada nel prato che porta fino all’ingresso. Si fermano prima, per ottemperare a un impegno di cui Veronica si è resa garante. Prima della prima intervista, dei saluti alle autorità, vogliono stringere la mano a un signore che sta sistemando carriola e pancali su un autocarro.
Michele Arcangelo Tarantino, ha lavorato fino a poco fa, ha steso l’erba dell’intero dehors, facendo doppi e tripli turni per terminare per tempo. Cappello con visiera che guarda alla nuca, carnagione di una vita sotto il sole, introdotto da Veronica saluta non senza emozione il fondatore, raccontandogli in poche parole la sua storia. Di terremoti ne ha visti ben tre, quello in Irpinia, del 1980, che l’ha lasciato «con cinque figli in mezzo a una strada». Quello dell’Umbria e delle Marche del ’96, che l’ha trovato otto ore al giorno sui cantieri della ricostruzione. Poi – messe radici a Camerino – la terra ha tremato ancora sotto i suoi piedi, nel 2016. Se oggi l’accademia è circondata da un manto erboso perfetto, lo si deve anche al suo indefesso lavoro, rimarcato e celebrato dal ringraziamento di Andrea: «Sono persone come Lei – gli dice – a rendere grande il nostro Paese»
Una lettera
«Il progetto non finisce oggi. Al contrario, oggi inizia», così, ai giornalisti, il direttore di ABF Laura Biancalani. E prosegue: «Insieme alle associazioni culturali del territorio e all’Amministrazione comunale cercheremo di formare le nuove generazioni alla musica, di far crescere nuovi talenti, ma anche di portare talenti da mondo, qui nelle Marche. Perché Camerino, con la sua università, con il suo centro storico meraviglioso, merita una vocazione internazionale».
Ma è pur vero altrettanto che con l’inaugurazione odierna viene a essere centrato un obiettivo complesso e significativo, una scommessa importante per la Fondazione e per l’intera comunità camerte.
La scintilla è una lettera firmata dalle suore di clausura di Camerino. Nel corso di una riunione conviviale in casa Bocelli, un carissimo amico di famiglia (contattato dalle religiose) fa sì che la missiva venga “postata” sul sedile dell’automobile di Laura. Le sorelle si confidano con ABF, raccontano lo stato di prostrazione di una città d’antica e nobile tradizione musicale, che si è improvvisamente trovata orfana di una propria sede, andata distrutta nel corso del sisma…
Il team della fondazione, al tempo impegnato nella ricostruzione della scuola primaria e d’infanzia di Muccia, decide di approfondire. Incontra il sindaco, il rettore, il vescovo, e alla fine accoglie la sfida: restituire a Camerino un Palazzo della Musica. Da allora a oggi, destreggiandosi tra emergenze Covid e forzate interruzioni, ci sono volute 9000 ore di lavoro e il coinvolgimento di 139 professionisti, tra tecnici e operai, per arrivare a poter dire vinta la scommessa.
Anche il terzo grande progetto integrato realizzato da ABF nel cratere del sisma che ha colpito le Marche giunge quindi a compimento. Segue la ricostruzione della scuola secondaria a indirizzo musicale di Sarnano (2018) e della scuola primaria e dell’infanzia di Muccia (2019).
La Casa della musica camerte sarà parallelamente sede distaccata del Conservatorio di Fermo: una fucina didattica e artistica degna della nobile tradizione che da secoli caratterizza la vita culturale del luogo. Accattivante e contemporanea, nella sua veste estetica, sarà aperta tutto l’anno, pronta a ospitare convegni, manifestazioni, attività di studio e workshop a servizio della comunità, ed è già chiaro che assurga a simbolo, per il futuro dell’arte della musica nella regione.
Il progetto, a intervento diretto della fondazione, è stato realizzato in concerto con il Commissario Straordinario del Governo Italiano per la Ricostruzione, USR Regione Marche e Comune di Camerino. La struttura precedente è stata irrecuperabilmente lesionata nel corso del sisma del 2016. Questa nuova torna a svolgere il ruolo centrale che le spetta, nell’educazione e produzione musicale, conferma peraltro la centralità dell’arte (e della musica in particolare) all’interno dei progetti educativi ABF, in piena coerenza con la mission della fondazione: “Empowering People and Communities”. Fondazione cui, dopo quasi un decennio di attività, viene sempre più riconosciuto, a livello internazionale, il profilo di community leader.
Le prime note
Veronica e Andrea s’incamminano lungo il viale che porta all’accademia. Ma una prima tappa forzata è già apprestata per loro, con tanto di telecamere Rai e intervistatore, sulla panchina che ha per sfondo la scuola. «Se la musica aiuta a sognare? Ne sono convinto, avendo fatto della musica la mia vita. La musica genera bellezza e la bellezza, come ci ricorda Dostoevskij, salverà il mondo».
Da lontano, già si mescolano le voci degli strumenti a fiato e ad arco… Prende vita, l’accademia, per i 160 ragazzi di Camerino e per i tanti di più che usufruiranno di questo edificio: «spero che il progetto, compiuto nei tempi previsti – prosegue il fondatore ABF – sia implicitamente un forte incoraggiamento nei confronti di una popolazione che ha tanto sofferto… Spero che sia un segno di ripartenza in grado di infondere speranza, nella volontà di tutti di tornare al più presto alla normalità».
Finalmente la famiglia Bocelli guadagna l’entrata dell’accademia, Intorno, fotografi, amici e volontari ABF. Ad attendere il Maestro, il sindaco Sandro Sborgia, in fascia tricolore, oltre alle autorità militari e religiose. Nell’aria, l’eco di una suite di Bach per violino solo.
La prima cerimonia pertiene l’entrata dell’Accademia: all’associazione Adesso Musica (rappresentata dal M° Correnti), l’onore di tagliare il nastro, insieme al fondatore. Seguono le inaugurazioni di tutte le aule e le foto ricordo, insieme ai donatori. Sala percussioni: tra piatti e rullanti, Andrea si avvicina e accenna a suonare una marimba… Poi è la volta degli strumenti a fiato: sassofoni, fagotti, corni… E ancora, violini, splendidi pianoforti a coda e una fornita aula multimediale… Imbracciando una chitarra, Andrea accenna a una canzone di De André.
La “nuvola”
Il progetto, la cui architettura è firmata da Alvisi Kirimoto con Harcome con progetto strutturale e direzione lavori a cura dell’Ing. Paolo Bianchi, non solo restituisce a Camerino la locale Accademia Musicale, volta ad accogliere studenti e iniziative culturali della comunità, ma dota la città universitaria di una nuova identità architettonica.
Ampio 700 metri quadrati, l’edificio è stato realizzato con tecniche di costruzione antisismiche e all’avanguardia. Costruito su due livelli, architettonicamente si propone quale costruzione moderna e accattivante. Nella sequenza di aperture verso l’esterno, essa contempla un riferimento visivo stilizzato alle peculiari “chiavi” degli strumenti a fiato.
Sono dieci, le zone didattiche tematiche, dalla stanza dedicata a Renato Zero in occasione del suo settantesimo compleanno, l’aula “Zero Settanta”, a quella intitolata alla memoria del celebre paroliere ed autore Giancarlo Bigazzi (presente, oggi, sua moglie Gianna), all’aula “Kinder” dove i bambini potranno avvicinarsi all’arte dei suoni attraverso una serie di laboratori musicali.
Inoltre ci sono ampi spazi comuni e, al piano sottostante, un Auditorium di 226 metri quadrati, con soluzioni acustiche avanzate e brillanti. Il tutto, concepito con meticolosa attenzione al concetto di armonia degli spazi e a una solarità che emerge anche dalle scelte cromatiche (il colore dominante è l’arancione).
Verticalmente, l’edificio è collegato dall’ascensore e da una scala in resina, anch’essa arancione. Grande attenzione è stata data, a livello progettuale, all’illuminazione: quella naturale, grazie a una serie di finestre circolari al piano superiore che, poste a due differenti altezze, consentono alla luce naturale di filtrare attraverso le forature dei pannelli di lamiera, e quella artificiale, che riprende la circolarità delle finestre.
Nell’ingresso, sulla sinistra, una composizione grafica immortala i principali donatori che hanno contribuito alla realizzazione di questo gioiello. Come Andrea Bocelli sottolineerà, nel corso della cerimonia, «è commuovente scorrere l’elenco di coloro che, a dispetto delle grandi difficoltà emerse in questi mesi, hanno comunque voluto far fronte ai loro impegni, donando, nonostante tutto. Questo ci fa essere ottimisti, se non dal punto della ragione, quantomeno dal punto di vista della volontà. E’ su di loro che dobbiamo contare, per sperare in un futuro più bello».
Citiamoli dunque, uno ad uno, i partner del progetto: PSC Group, Subissati, Fondazione De Agostini, Poligrafici Editoriale, Celebrity Fight Night Foundation, Associazione Adesso Musica, Senato della Repubblica, Fabbrini Pianoforti, Order Sons and Daughters of Italy in America, Mike Ferry Organization, Stewart Rahr Foundation, Stefano Ricci SpA, Columbus Citizens Foundation, insieme a Luxy, Blackfin, Fondazione Varaldo di Pietro, Rotary Club Montecarlo-Piana di Lucca, Club Zeta3mendi, Confartigianato Cremona – Gruppo Liutai E Scuola Internazionale di Liuteria, Italy For Christ, Siae, Shure, Lenovo, Amitie Sans Frontieres Firenze, Ermenegildo Gnutti, Targetti, Gruppo Giardini, Lions Club Busseto.
L’Accademia intitolata a Corelli – tenore tra i più acclamati di tutti i tempi, del quale il prossimo anno si celebrerà il centenario della nascita – incarna un esempio virtuoso di cooperazione tra Pubblico e Privato. Come dice il presidente di ABF Stefano Aversa: laddove si uniscono le forze, si può pervenire a esiti grandemente utili alla collettività, in grado di dare soluzione a problemi cogenti ed importanti prospettive di futuro.
Amici
I primi passi artistici della nuova Accademia vedono protagonisti, oltre alla voce d’oro del fondatore ABF, alcuni amici artisti che hanno voluto esprimere la loro vicinanza al progetto e alla fondazione attraverso la loro presenza e in alcuni casi le loro esibizioni.
Accanto ad Andrea, nella cerimonia pomeridiana, Renato Zero, Marco Masini, Serena Autieri, Giovanni Caccamo, Andrea Griminelli, Anastasiya Petryshak, Massimiliano Finazzer Flory, Andrea Paris, Carlo Bernini e Ilaria della Bidia. Questi ed altri, hanno sostenuto con generosità e affetto il progetto ABF nel corso della campagna di raccolta fondi 2019 (“Con te, Ripartiamo”) e oggi sono qui, virtualmente insieme a tutti coloro che hanno donato, dando il loro piccolo grande contributo, per festeggiare tale nuovo traguardo.
Già in mattinata l’attrice e cantante Serena Autieri raggiunge Andrea Bocelli nell’auditorium nuovo di zecca, spazio tecnologicamente all’avanguardia, fornito di un sistema multimediale in grado di farlo interagire col mondo. Mentre di là dalle vetrate i 40 giovani strumentisti dell’Orchestra di fiati dell’Accademia stanno già provando sotto la direzione di Carlo Bernini (Carlo che da oltre un anno segue per ABF tale compagine, accompagnandone la crescita artistica), all’interno, il fondatore al pianoforte sostiene la bella e brava cantante napoletana, dando vita ad una inedita e bellissima versione di “’O paese d’ ‘o sole” che, di fatto, inaugura l’auditorium nel migliore dei modi.
Roberto Drago, presidente della Fondazione De Agostini (che ha donato questa magnifica sala concerti) non è riuscito a essere presente. Ha voluto però esprimere la propria vicinanza (e soddisfazione) attraverso un videomessaggio, in cui si è detto «orgoglioso di aver contribuito alla realizzazione di una struttura moderna e sicura, realizzata con le più attuali tecniche di costruzione antisismiche e a bassissimo impatto ambientale. Una risorsa per Camerino e per il territorio limitrofo». Investire sui giovani, ha proseguito, «vuol dire investire sul futuro. Questo nuovo spazio polifunzionale diventerà un punto di riferimento per le comunità del territorio nello studio e nella preparazione musicale di tanti giovani talenti, ai quali auguriamo un brillante futuro e grandi soddisfazioni personali e professionali».
Sul palco dell’Auditorium, lo stesso dove sarà a momenti tenuta la conferenza stampa, Andrea siede al pianoforte e improvvisa, mentre una folla lo circonda e i vertici ABF firmano ufficialmente la consegna dell’Accademia alla città di Camerino.
Parlando ai giornalisti
In ragione delle attuali normative di sicurezza, anche l’incontro con i giornalisti è scaglionato, evitando assembramenti: poche interviste, e poi la conferenza stampa in auditorium, alla presenza di una selezione di rappresentanti dei media giocoforza contenuta.
Andrea Bocelli rimarca la centralità di quei valori che, come diceva Aristotele, sono una pianta dalle radici amare ma che dà frutti dolci… «Senza cultura, senza educazione, non c’è speranza. Con la fondazione che porta il mio nome, dopo aver fatto pratica in paesi lontani come Haiti, ho pensato che fosse giunto il momento di lavorare per il Paese dove sono nato e che amo. Di fronte al dramma del terremoto, ho chiesto alla mia fondazione uno sforzo particolare per contribuire alla ricostruzione, cominciando dalla scuola. Dopo gli istituti didattici di Sarnano e poi di Muccia, a Camerino si è presentata un’opportunità che, per me che sono musicista, era davvero meravigliosa: ricostruire il cuore musicale della città, andato perduto col terremoto».
Dal tenore toscano, poi, una considerazione, quasi un appello, sull’importanza di riappropriarsi del territorio: «per decenni la gente ha teso ad ammassarsi intorno alle grandi città, perché generalmente offrivano maggiori opportunità… Oggi però ci rendiamo conto però che tale densità può essere perfino dannosa e pericolosa, mentre ci possono essere tante altre soluzioni logistiche per la vita di ciascuno di noi… Abbiamo un territorio meraviglioso, in parte quasi abbandonato. È dunque quanto mai importante riappropriarsene».
Creare ponti e aiutare in particolare i giovani che, per ragioni diverse, sociali, economiche o di salute, sono in difficoltà e non possono sviluppare i propri talenti. Così, il presidente ABF, Stefano Aversa: «creare ponti attraverso, in primis, l’educazione, passo principale per accedere a un livello superiore di performance, di qualità della vita e anche di soddisfazione personale». L’ingegner Aversa inoltre ricorda come, nel territorio marchigiano, la fondazione abbia investito circa sei milioni di euro in opere che, oltre alla loro indubbia utilità, hanno anche un valore simbolico potente.
Un ringraziamento di cuore ai donatori, ai volontari, ai membri del team ABF ed a tutti coloro che hanno contribuito a costruire l’accademia, giunge da Veronica Berti Bocelli, la quale esprime la sua grande gioia, da marchigiana oltre che in veste di vice presidente della fondazione. Mentre Laura Biancalani sottolinea l’apporto cruciale della comunità tutta e delle istituzioni che hanno collaborato e facilitato, ciascuna secondo le proprie competenze, un percorso che oggi ha portato a questo risultato eclatante. È stato, insomma, un gioco di squadra, perché «non si vince mai da soli».
La cerimonia
Il terreno su cui sorge la struttura innalzata dalla fondazione di Andrea Bocelli è stato messo a disposizione dall’amministrazione comunale ed è sito di fronte al nuovo campus universitario. Per Camerino d’altronde, l’università e la musica sono da sempre il suo cuore pulsante, il fulcro attorno al quale la comunità si è animata e organizzata. Gli eventi sismici hanno messo a dura prova questo binomio d’eccellenze del luogo, perché anche gli edifici che ospitavano il Rettorato, la Scuola di Giurisprudenza e il Corso di Laurea in Informatica, nonché alcuni laboratori scientifici e aule didattiche, sono stati gravemente danneggiati. Ripartire da queste due realtà, donando alla comunità tutta nuovi punti di riferimento, significa restituire a Camerino non solo la speranza ma anche la concretezza di un’identità che, negli anni seguenti al sisma, con grande volontà la popolazione ha cercato di preservare.
Tutto è pronto per la cerimonia, che si può seguire in diretta su un canale televisivo e sui social della Andrea Bocelli Foundation. Due sono le platee approntate, sempre al fine di ottemperare alle norme sanitarie. La prima è una tributa il cui accesso è limitato: contiene un numero ristretto di addetti ai lavori, donatori, rappresentanti delle istituzioni coinvolte, giornalisti. La seconda, assai più ampia, è sita non lontano dall’accademia, tanto che dal palco se ne percepisce l’eco degli applausi… E’ uno spazio ampio, messo a disposizione dal Comune, dove si sono radunati seicento spettatori che stanno per seguire, in sicurezza, la cerimonia, proiettata live su un maxi schermo.
A condurre l’evento, l’amica e collega di Andrea, Ilaria della Bidia, che saluta le autorità militari, civili e religiose presenti, compreso l’arcivescovo di Camerino, Monsignor Francesco Massara, il quale benedice l’accademia e tutti i presenti.
Sul palco, per primo, è chiamato a parlare il sindaco Sborgia: “Questa bella e importante struttura la dobbiamo alla generosità all’impegno della Fondazione Andrea Bocelli e a quello di tutti coloro che hanno partecipato. Questa struttura che consentirà ai nostri ragazzi di poter crescere e potersi formare, conoscere la musica e aprire l’anima alla bellezza e al linguaggio della musica, sarà per noi un impegno a non dimenticare. Tutti coloro che passeranno attraverso queste aule ricorderanno che questa accademia è stata il frutto della parte più bella delle persone. Questo noi lo dobbiamo a voi, per cui Camerino ha un debito di gratitudine eterna verso la Fondazione Andrea Bocelli e di tutti colori che hanno partecipato. Non dimentichiamo neanche l’impegno che la Fondazione ha profuso durante il periodo dell’emergenza per la pandemia, con la fornitura di strumentazioni al nostro ospedale che era stato riconvertito in Covid-Hospital. Grazie infinite per tutto quello che avete fatto, tutta la città vi è debitrice».
Giovanni Legnini, commissario straordinario alla ricostruzione, si unisce alla gioia dei camerti per «un luogo di formazione e di promozione di cultura, in particolare quella musicale, che evoca valori che dovranno sostenere l’intero percorso di ricostruzione e di rinascita sociale ed economica di questa martoriata ma bellissima terra. Un profondo ringraziamento e gratitudine vanno al m° Bocelli, alla sua fondazione, a tutti gli artisti presenti e a tutti coloro che hanno sostenuto questo importantissimo progetto, che è un segno di rinascita».
«Rinascita – sottolineerà poi lo stesso M° Bocelli – che rappresenta un momento di grande felicità e di speranza per questa terra che mi è particolarmente cara per tante ragioni. Innanzitutto perché ha dato i natali a tanti grandi della storia del canto, da Beniamino Gigli, passando per Franco Corelli, il quale è stato il mio ispiratore e mio maestro e poi grande amico… Se non ci fosse stata la sua voce a toccare il mio cuore, fosse io avrei fatto altro, chissà, l’avvocato. Poi le Marche mi hanno regalato una persona importante, mia moglie Veronica, la quale mi ha affiancato nella vita e anche in questa avventura della fondazione. Stamattina, di fronte a un’opera come questa (che è l’emblema di “volere è potere” e che ha raccolto le capacità e il genio di tante persone), ho incontrato un operaio che stava stendendo l’erba… Lo stava facendo da tre giorni, senza quasi interruzioni, eppure, nonostante la fatica di un simile tour de force, era contento, felice del risultato. Ecco, lui per me esprime l’emblema della speranza… Fintantoché c’è gente così, c’è la certezza che ce la faremo».
I progettisti
Quello dell’Accademia Corelli è un progetto a più mani, frutto di un percorso che ha visto i componenti dalla Fondazione confrontarsi con uno dei più grandi architetti della contemporaneità, Renzo Piano, amico della famiglia Bocelli, al quale è stato presentato il progetto iniziale (firmato da un giovane studio di architetti camerti, “Harcome”), sviluppato insieme all’Ing. Paolo Bianchi per la parte strutturale, al Dott. Marco Facondini per la parte acustica e all’Ing. Serpilli per gli impianti.
Alla ricerca corale della migliore armonia possibile e dell’empowerment delle nuove generazioni, il Maestro Piano ha dato il là per completare la squadra con un suo collaboratore di sua fiducia, l’Architetto Massimo Alvisi (studio Alvisi Kirimoto).
L’accademia, già si è detto, si ispira alla materia delle nuvole e dona dall’interno uno sguardo verso il cielo, una scatola perfetta che lavora come un laboratorio musicale. Il volume inclinato, dalle linee pulite ed eleganti, con una pelle di pannelli bianchi di lamiera caratterizzata da forature regolari di dimensione variabile, si armonizza nel contesto, adagiandosi sul declivio del terreno e su una cortina vetrata scandita da pilastri grigi. La facciata nord, visibile dalla strada e dal giardino superiore, presenta il volume come una scatola – con i pannelli sospesi a poca distanza dal terreno; i prospetti laterali ne tradiscono inclinazione e pendenza, mentre a sud, invece, è visibile il piano terra vetrato, dietro cui troviamo l’auditorium affacciato sul centro storico di Camerino.
Sul palco inaugurale, il primo a parlare è Andrea Gianfelici (Harcome): «Quando con Laura Biancalani ragionavamo su natura e destinazione della struttura, era chiaro il concetto di spazio d’aggregazione e condivisione: elemento che mancava da tempo alla nostra città, dopo il sisma del 2016. Questo contenitore, un po’ da architetti, un po’ da genitori, lo abbiamo pensato come spazio chiaramente all’insegna della musica, con bellissime aule dove, all’interno, abbiamo immaginato i nostri ragazzi, davanti a questi oblò, affinché potessero guardare la città durante la sua rinascita. Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di donare il nostro progetto, e per questo ringrazio i miei due soci e i ragazzi dello studio, oltre al direttore dei lavori: è stato davvero un bel gioco di squadra!».
Massimo Alvisi (di Alvisi Kirimoto) ha ringraziato, oltre ad ABF, lo studio Harcome «che ha iniziato questo bellissimo percorso». Ed ha posto l’accento su una parola, utilizzata nel corso della cerimonia dallo stesso Bocelli: “armonia”. «Questo è un progetto che nasce dall’idea dell’armonia, della coniunctio oppositorum, dell’armonia dei contrasti: di forme, di leggerezza e gravità, apertura e chiusura… Un progetto che è insieme orizzontale e verticale. Le indicazioni di Renzo Piano sono state quelle di fare una proposta in grado di “tenere insieme” natura e architettura, di aprirsi verso Camerino, di evocare la natura attraverso i colori… Una scatola musicale in grado di risuonare straordinariamente. Così è stato, e così verifichiamo anche oggi, che troviamo, insieme, i giovani studenti di musica, i grandi musicisti qui presenti… E ciò determina un futuro radioso per questo progetto e per l’intera comunità».
Vale infine citare, parola per parola, l’intervento dell’ingegner Paolo Bianchi, direttore lavori dell’Accademia: «Io sono qui per parlarvi di metri quadri, di sicurezza sismica, di efficienza energetica, è questo vi aspettate da me. Invece io oggi parlerò di emozioni. Parlerò dell’emozione che si ha a lavorare con una fondazione con la quale condividi tutti i tuoi valori, l’onestà, l’impegno, la passione, la condivisione per la crescita delle nuove generazioni. L’emozione che ti dà vedere il volto felice di Andrea e della sua famiglia, quando per usare un termine calcistico mette a segno una palla in gol, con un’acrobatica rovesciata, dopo una manovra complicata di 150 giorni. Vi parlo dell’emozione che si ha a spendere i vostri soldi, i soldi donati da voi che hanno quindi un valore doppio, triplo, soldi guadagnati faticati con il vostro rischio, il vostro lavoro, la vostra generosità. Dell’emozione che restituisce l’amore per il proprio lavoro, che ti aiuta anche a superare momenti complicati che la vita ti mette di fronte. Dell’emozione che hai, a coordinare un gruppo di tecnici di altissimo livello che fanno scomparire i loro personalismi (e, credete, non è facile) per cercare di arrivare alla conclusione di un progetto bellissimo come questo: un edificio che è insieme robustezza, armonia, bellezza, praticità, tecnica, tecnologia… Vi parlo della bellezza di guidare un gruppo di circa 170 persone, molte delle quali ci stanno aiutando dai tempi di Sarnano… Impossibile pensare di ricordarle tutte. Un nome, tra tutti: ricordo Matteo Mimmo, ultimo dei manovali ma primo tra gli uomini. Grazie».
La festa
È la musica a tagliare idealmente quel nastro che mette in moto l’accademia firmata ABF. Ad accompagnare gli artisti, i ragazzi del Liceo Musicale di Camerino Nelio Biondi e gli strumentisti dell’accademia. Dapprima sono diretti da Vincenzo Correnti, nell’esecuzione dell’Inno di Camerino, e poi da Carlo Bernini.
Salutata da calorosissimi applausi, ecco l’interpretazione di Bocelli dell’aria “Ah, tout est bien finí… Ô, Souverain” da “Le Cid” di Massenet. Festosamente accolte, anche le esibizioni del flautista Andrea Griminelli, della cantante e attrice Serena Autieri, della violinista Anastasiya Petryshak. In chiusura, ancora la voce di Andrea, che intona “Con te partirò” e poi il “Nessun dorma” dalla Turandot pucciniana.
Gran finale con Renato Zero, Marco Masini, Giovanni Caccamo, ma anche Andrea Paris e Finazzer Flory, che raggiungono i colleghi sul palco per cantare, mano sul cuore, l’inno nazionale italiano.
E per l’amico Renato Zero, che giusto ieri ha compiuto gli anni, l’omaggio speciale di un “Tanti auguri” guidato da Veronica Berti e intonato dal palco e dalla platea. L’artista ha ricambiato gli auguri, ricordando i suoi legami con queste zone: «Mio padre era di Serrapetrona ed io sono cresciuto a ciauscolo e vincisgrassi, grazie a tutti». Alla fine del concerto, Andrea ha voluto salutare di persona anche coloro che, a poche centinaia di metri, stavano seguendo l’evento sul maxischermo. Per poi tornare al richiamo del pianoforte, in accademia, per far musica lontano dai riflettori, insieme all’amico e collega Masini.
La musica riparte, a Camerino. Camerino riparte dalla musica, lo fa in grande stile, all’altezza di quel centro culturale che è stato per molti secoli e che deve tornare ad essere. Il primo passo, il più difficile, è fatto.
A vederla da lontano, è quella di sempre, e non si direbbe essere stata ferita. Da oggi, avvicinandone i contorni, pur nella coscienza di una rinascita ancora da conquistare e delle tante cicatrici di una città lacerata dal sisma, c’è un segno potente che trasmette speranza e creatività. C’è una nuvola di lamiera e legno e cristallo e cemento, fucina d’arte e bellezza, a ricordare che non c’è scommessa che, insieme, non possa essere vinta.